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L’amore distorto

L’amore distorto

L’amore distorto
| sabato 26 Novembre 2016
L’amore distorto
I miei nonni e la sorella di mia nonna abitavano in un palazzo situato in un quartiere di Bologna tutto sommato abbastanza tranquillo per come veniva visto dai miei occhi di bambina. C’era il parco giochi vicino a casa, c’erano i miei amici e il mondo quando hai 7-8 anni è sempre un posto spensierato.
Nel palazzo dei miei nonni, all’ultimo piano, abitava una mia amica con cui giocavo spesso. In un caldo pomeriggio d’estate ero in casa sua e iniziammo a giocare a mosca cieca. Toccò a me mettermi la benda sugli occhi e cercare di catturare la mia amica, iniziai a girare per casa un pò a tastoni (non si ha un gran senso dell’orientamento in casa di altri) ad un certo punto urtai qualcosa con un piede e per poco non inciampai.
Mi tolsi la benda, ero in terrazza e sdraiata per terra c’era la mamma della mia amica, la toccai, mi sembrava che stesse dormendo e le chiesi scusa se l’avevo svegliata. Lei aprì un occhio e stava piangendo, le chiesi se si era fatta male e mi disse di non preoccuparmi che non era niente.
Finito il gioco tornai in casa dai miei nonni, che pur avendo potuto studiare poco erano due persone a cui piaceva informarsi e leggere tanto. Raccontai al nonno di cosa mi era capitato e gli chiesi se la mamma della mia amica magari avesse bisogno di un cerotto. Mia nonna sentì la conversazione e si limitò a dire che più probabilmente le serviva qualcosa di più importante. 
Non capii a cosa si riferisse mia nonna.
Passò un pò di tempo e un giorno suonò alla porta la mamma della mia amica, chiese se c’era mia nonna e quando arrivò si mise nuovamente a piangere, mia zia  che era in casa a chiacchierare con mia nonna, la fece sedere e la guardò con uno sguardo che solo ora riconosco come un misto di dispiacere e rabbia.
Mia nonna tirò fuori una bistecca dal frigo e gliela mise su un occhio. Aveva un enorme livido che le prendeva l’occhio e metà zigomo.
Io non capivo, allora si era fatta male! Dovevo prendere i cerotti? Mia nonna mi disse di no e di andare in camera a giocare.
La mamma della mia amica fece diverse visite in casa di mia nonna e di mia zia, ogni volta aveva dei lividi da qualche parte. Io pensavo che era decisamente una signora che si faceva male molto spesso e che forse inciampava, giocava a mosca cieca?
Crescendo un giorno chiesi ai miei nonni come mai la Signora dell’ultimo piano avesse sempre tutti quei lividi perchè magari dovevamo dirglielo di stare attenta.
Mia nonna si mise a sedere a tavola e mio nonno fece un lungo sospiro e mi accarezzò la testa.
Iniziò un racconto, dove mi spiegavano che a volte c’erano delle situazioni molto brutte dove le donne avevano dei lividi, non perchè fossero distratte ma perchè qualcuno faceva loro del male.
Da bambini è difficile comprendere come si possa voler fare male a qualcuno, si ragiona in termini di assoluta semplicità.
In un pomeriggio di primavera capitò nuovamente di dover affidare all’ennesima bistecca il compito di lenire una guancia decisamente troppo gonfia. Nella mia più totale sincerità non riuscii a trattenere quella domanda che mi frullava in testa. 
Così le dissi a bruciapelo “perchè se ti fanno male non dici chi è che gli dico di smettere?”
Mia zia per poco non cadde in terra, mia nonna rimase con il mestolo in mano (forse nel dubbio se tirarmelo dietro o rimescolare il ragù) e mio nonno abbassò l’angolo del giornale che stava leggendo.
Lei mi sorrise, mi sorrise e io insistetti “se vuoi gli dico io che non si fa”.
Lei mi fece una carezza e mi disse che ci sono persone che ti vogliono bene ma che quando si arrabbiano gli scappa la pazienza.
Io restai a fissarla, fissavo la sua guancia e le dissi che anche la mia nonna mi voleva bene ma che se mi dava una sculacciata perchè facevo dei disastri dopo non dovevo metterci una bistecca.
Passarono gli anni, tanti anni, crescendo imparai tante cose, imparai che quello che lei vedeva come “voler bene” non era una cosa giusta.
Imparai che la violenza poteva nascondersi dietro un palazzo, la mamma della piccola Alessandra Sandri era una carissima amica di mia nonna e un giorno mi raccontò cos’era successo (mi disse solo che scomparve rientrando da scuola perchè poi a verità venne scoperta almeno 20 anni dopo), imparai di donne costantemente picchiate da qualcuno che giurava all’infinito di amarle, imparai di donne mutilate, di donne sfregiate con l’acido, di donne assassinate.
Trovo profondamente triste avere una giornata apposta contro la violenza sulle donne, la trovo triste perché in un mondo civile non dovremmo avere una giornata per ricordarci che la donna, o più semplicemente qualsiasi persona dai 0 ai 99 anni, merita rispetto a 360 gradi.
Trovo alquanto “triste” celebrare una giornata del genere se poi nei restanti 364 giorni dell’anno assistiamo a notizie di “ordinaria violenza”.
Perché più semplicemente non si può educare qualcuno a non alzare le mani?
Secondo i dati Istat sono quasi 7 milioni le donne che nella loro vita hanno subito una forma di abuso. In Italia più di 100 donne vengono uccise da chi sostiene di amarle. Possiamo parlare di strage stando a questi numeri. Oltre ad essere uccise le donne subiscono anche violenze che sfuggono ai dati statistici ma che, non intervenendo per porvi fine, rischiano di generare altre vittime. Migliaia di donne sono oggetto di aggressioni, di percosse, di persecuzioni, di atti di sfregio.
La giornata contro la violenza delle donne venne istituita dall’ONU ed è celebrata a livello mondiale.
Stando ai dati rilevati dalla Polizia gli omicidi femminili sembrano essere in lieve diminuzione considerando che negli altri anni il dato superava di molto i 100 casi annuali. Purtroppo non sono diminuiti i dati relativi ai maltrattamenti. In Italia però negli ultimi 5 mesi però sono state uccise più di 25 donne (più di una a settimana) e questo non consente di poter abbassare la guardia sul fenomeno in questione.
Oltre ai dati sulle violenze per l’stat risultano essere 3.466.000 le donne che durante la loro vita sono state vittime di stalking, cioè atti persecutori da parte di qualcuno, ovvero il 16% delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 70 anni. Di queste2.151.000 sono vittime di persecuzioni perpetrate dall’ex partner. 
Il dato preoccupante è che il 78% delle donne che hanno subito stalking (8 su 10) non ha chiesto aiuto e non si è rivolta a nessuna istituzione.
Un emendamento relativo alla Legge di Bilancio, approvato in Commissione alla Camera, prevede di destinare ulteriori 5 milioni di euro all’anno nel triennio 2017-2019 al Fondo alle politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per le donne vittime di violenza e per i loro figli.
Tali risorse verranno destinate al piano antiviolenza, ai servizi territoriali, ai centri antiviolenza e ai servizi di assistenza alle donne.
Un dato in aumento risulta essere relativo alle richieste di aiuto da parte di uomini violenti. Al Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Firenze sono passati da solo 9 richieste di aiuto nel 2009 a 85 richieste nel 2015. a settembre 2016 i casi erano già 66.
“Primum non nocere” prerogativa del giuramento di Ippocrate dovrebbe essere un imperativo da estendere a tutti.
Articolo a cura di Laura Berti 
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