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Vivere senza l’olfatto. Cause e conseguenze della “anosmia”

Vivere senza l’olfatto. Cause e conseguenze della “anosmia”

Vivere senza l’olfatto. Cause e conseguenze della “anosmia”
| mercoledì 17 Agosto 2016

Immaginate di non potere più sentire l’odore del caffè, del ragù o della pizza. Come sarebbe la vostra vita? Sicuramente peggiore. Per milioni di persone – si calcola tre milioni in Inghilterranon ci sono numeri per l’Italia – è una realtà. E una malattia con un nome, anosmia, che in alcuni casi non ha cura.

Le cause possono essere un’ostruzione all’interno del naso, una deviazione del setto nasalesinusite e polipi. Oppure un’infezione, un’allergia o un banale raffreddore che modificano le cellule dell’epitelio olfattivo impedendoci di sentire gli odori. In questi casi il problema è reversibile, in altri no.

Ci sono patologie più gravi come un trauma cranico o un tumore che possono distruggere le connessioni celebrali responsabili di codificare gli odori. Morbo di Parkinson, epilessia, emicranie e schizofrenia, portano con sé anche questo disturbo. C’è poi la sindrome di Kallman, una patologia che colpisce in maggioranza gli uomini e che impedisce lo sviluppo sessuale e gli odori. Le due cose sono collegate: la sindrome è creata dalla mutazione di un gene che blocca oltre al rilascio di alcuni ormoni anche la formazione del bulbo olfattivo, quella parte del cervello dietro al naso dove nascono gli odori.

La codifica degli odori è come un «codice morse»: la molecola di odore attiva il recettore presente sulla superficie delle cellule della mucosa olfattiva. Risvegliandola questa manda segnali al bulbo olfattivo dove alcune cellule neurali processano l’informazione e la inviano a un’altra area del cervello. Ogni cellula olfattiva- presente nella pelle del naso – ha un solo recettore per un singolo odore. Anche la velocità di trasmissione ha un ruolo nel processo: alcuni odori viaggiano più veloci di altri. È un meccanismo che ha del magico ed è ancora per gran parte sconosciuto. Infatti, all’interno del naso abbiamo 4 milioni di cellule, di 400 diversi tipi, che ci aiutano a distingue i diversi odori e mutazioni genetiche nei neuroni olfattivi possono compromettere la capacità di codificarli.

anche il gusto è compromesso perché buona parte del nostro sistema olfattivo contribuisce alla percezione dei sapori. Le conseguenze nella vita quotidiana sono importanti. Oltre a non sentire odori che in alcuni casi possono salvarci la vita – di bruciato, di gas per esempio – non si assaporano più i cibi che improvvisamente hanno il sapone di cartone o di sabbia.

Secondo uno studio realizzato su 1000 pazienti affetti da anosmia i problemi nella vita quotidiana sono molti: intanto la loro patologia non è molto conosciuta e anche i medici possono tardare a diagnosticarla o non considerarla seriamente. Ciò aumenta il senso di isolamento che già queste persone sperimentano. Perché non avere l’olfatto fa nascere nuove paure, come emanare cattivi odori, avere la casa sporca e ciò porta a isolarsi dal resto del mondo.

I malati di anosmia poi tendono a mangiare male, troppo, nella maggioranza dei casi, perché si sentono meno sazi, e rischiano di consumare cibo di scarsa qualità o avariato. Con il venir meno degli odori si smette di cucinare perché non è un’attività che dà più piacere. La perdita dell’olfatto è associata anche a depressione, il meccanismo non è ancora stato spiegato con precisione ma è facile capire il perché.

La perdita dell’olfatto colpisce in generale più gli uomini che le donne e solo il 3% di coloro che soffrono di questo problema ci sono nati. Gli altri incominciano a soffrirne durante la vita. Anche alcune medicine, composti chimici, un’anestesia generale possono compromettere il nostro olfatto.

Molti sono gli anziani colpiti da questa patologia, anche perché nel loro caso le cellule olfattive morte si rigenerano più lentamente. Diversamente, è dimostrato, che le donne in fase ovulatoria sentono più intensamente gli odori.

La diagnosi di anosmia può richiedere tanto tempo. Gli esami che si possono eseguire sono quelli rinologici (rinoscopia anteriore e posteriore, endoscopia nasale), la TAC e la risonanza magnetica e alcuni esami in grado di testare la funzionalità del naso: rinomanometria, elettro-olfattogramma e potenziali evocati olfattivi.

FONTE LA STAMPA

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