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Ipotiroidismo: come gestirlo, specie in gravidanza

Ipotiroidismo: come gestirlo, specie in gravidanza

Ipotiroidismo: come gestirlo, specie in gravidanza
| mercoledì 24 Maggio 2017

Dal 21 al 27 maggio si celebra la settimana Mondiale della tiroide, per parlare dei problemi che possono affliggere questa piccola, ma importantissima ghiandola endocrina. Il tema scelto quest’anno è tiroide e benessere, proprio perché le disfunzioni della tiroide ovvero una sua iper o ipofunzione hanno gravi ripercussioni di salute.

IPOTIROIDISMO
Una delle disfunzioni tiroidee più diffuse è l’ipotiroidismo, che comporta una scarsa funzionalità della ghiandola. Secondo le stime disponibili l’ipotiroidismo è una condizione che affligge quasi il 5% della popolazione italiana con le donne 10 volte più colpite rispetto agli uomini; l’ipertiroidismo, invece, affligge l’1-2% della popolazione.

L’ipotiroidismo non di rado comporta una sintomatologia molto sfumata, ma veramente fastidiosa che porta chi ne soffre, a dichiarare di aver perso la sensazione di benessere. Tale condizione, infatti, determina una sensazione di stanchezza continua che non sparisce neanche con il riposo e dormendo un congruo numero di ore per notte, incapacità di sopportare il freddo, alterazioni del tono dell’umore, difficoltà nella concentrazione, nervosismo, insonnia, ritenzione di liquidi, pelle secca, insomma è come se tutto il metabolismo improvvisamente si impigrisse e il rallentamento generale è tanto più marcato quanto più la tiroide non funziona.

Se l’ipotiroidismo si instaura su base autoimmune, cioè se la carenza dell’ormone è dovuta ad una progressiva distruzione della tiroide da parte del sistema immunitario, si parla di tiroidite di Hashimoto.

Per cercare di comprendere tutte le peculiarità della condizione abbiamo rivolto alcune domande al professor Andrea Giustina direttore della Cattedra di Endocrinologia dell’Università Vita salute San Raffaele di Milano.

1) L’abitudine di consumare sale iodato, in che percentuale può mettere al riparo dallo sviluppo di disturbi tiroidei?

«La ghiandola tiroidea si può paragonare a un mezzo di trasporto: per funzionare e regolare al meglio il metabolismo ha bisogno di un carburante ben preciso, lo iodio. Questo elemento in natura è presente soprattutto nelle alghe e in altri alimenti di origine marina (nei crostacei e in misura minore nel pesce). Non facendo parte, almeno quotidianamente, questi alimenti della nostra dieta, dal 2005 in Italia è stata approvata una legge secondo la quale deve essere favorito l’uso del sale arricchito di iodio. Questa procedura semplice e relativamente poco costosa è l’arma più efficace che abbiamo a disposizione per preservare il corretto funzionamento della nostra ghiandola, ma anche per prevenire la formazione dei noduli tiroidei e del più frequente tumore maligno tiroideo, il carcinoma papillare. Il fabbisogno medio di iodio di un soggetto adulto è intorno ai 150 microgrammi giornalieri. Alcune fasce di età (quella pediatrica) e alcuni momenti della vita di una donna (la gravidanza e l’allattamento) portano a un incremento nel fabbisogno di questo fondamentale elemento. Dai dati raccolti nell’ultimo sondaggio condotto nel 2013, purtroppo, ancora meno del 54% delle famiglie italiane consuma abitualmente sale iodato, dato assolutamente inaccettabile. Solo il 23% dei ristoratori italiani, infine, fornisce ai propri clienti sulla tavola sale iodato».

2) È vero che soffrire di tireopatie autoimmuni, quindi di tiroidite di Hashimoto determina una maggiore predisposizione allo sviluppo di malattie infiammatorie gastrointestinali come la malattia tireogastrica o la celiachia?

«È noto come soggetti con una patologia autoimmune siano più propensi rispetto alla popolazione generale a sviluppare altre patologie autoimmuni. Pazienti con tiroidite cronica di Hashimoto, quindi, andrebbero, soprattutto se giovani, sottoposti a screening almeno una volta nella loro vita, per l’eventuale presenza di un quadro di celiachia. Al contempo pazienti affetti da celiachia dovrebbero controllare almeno annualmente le analisi di funzionalità tiroidea. Qualora in questi soggetti fosse presente un ipotiroidismo, sarà bene valutare con il proprio endocrinologo di fiducia la migliore formulazione di Levo-tiroxina da assumere (ormone tiroideo in forma sintetica). Esistono, infatti, formulazioni liquide che diversi studi hanno dimostrato essere meglio assorbite da questi pazienti con alterato assorbimento intestinale».

3) Perché la gravidanza mette a dura prova la funzionalità tiroidea femminile?
«La gravidanza è un momento delicato nella vita della donna. Il fabbisogno di Iodio incrementa poiché fra le altre cose la sua eliminazione urinaria è più alta sotto l’azione degli ormoni femminili della gravidanza. Il primo trimestre rappresenta un momento fondamentale: durante questi mesi ha infatti luogo l’organogenesi, cioè la formazione degli organi, tra i quali anche l’encefalo. Tutti questi processi non possono realizzarsi in assenza di ormoni tiroidei e, durante questa fase il feto sprovvisto di una sua tiroide, dipende strettamente dalla funzione di quella materna, pena una malformazione del sistema nervoso centrale con conseguente cretinismo».

4) Che cosa devono fare le donne con tiroidite di Hashimoto prima di affrontare una gravidanza?
«In caso di una diagnosi nota di ipotiroidismo e/o tiroidite cronica di Hashimoto prima della gravidanza è fondamentale controllare le analisi della funzione tiroidea e commentarle con il proprio Endocrinologo di fiducia».

5) Più in generale quali segni non devono essere assolutamente trascurati, in gravidanza e non, relativamente all’ipotiroidismo?
«In una donna sana i primi sintomi di allarme di un quadro di ipotiroidismo, cioè di rallentata attività della ghiandola, possono essere: stanchezza, sonnolenza, tono deflesso dell’umore, intolleranza al freddo, difficoltà di concentrazione, perdita di capelli, incremento di peso, tendenza ala stipsi. Pur essendo vero che alcuni di questi sintomi sono molto generici è bene che la paziente li riporti sempre al proprio Medico curante e/o Ginecologo al fine di effettuare gli approfondimenti del caso».

Fonte La Stampa

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