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L’abbuffata alcolica dei giovani

L’abbuffata alcolica dei giovani

L’abbuffata alcolica dei giovani
| martedì 25 Luglio 2017

Roma, 25 lug. – Sono sempre piu’ frequenti i campanelli d’allarme sul rapporto dei giovani con l’alcol. Dalla ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze Patologiche dell’Azienda Usl di Bologna risulta che, su 390 ragazzi e ragazze felsinei tra i 18 e i 29 anni, l’83% fa un uso estremo di alcol, concentrato in un’occasione (fonte: https://www.ausl.bologna.it/news/archivio-2017/auslnews.2017-04-28 .6332422356/).

L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna analizza alcuni aspetti del problema, per comprenderlo e individuare i mezzi che possano aiutare ad arginarlo. Denominato fino a qualche tempo fa “Binge Drinking”, recentemente e piu’ propriamente ribattezzato “Heavy Episodic Drinking” (HED), il fenomeno ormai riguarda la stragrande maggioranza degli adolescenti e dei giovani adulti. L’abbuffata alcolica e’, infatti, molto comune soprattutto nella fascia di eta’ di passaggio alla maturita’, e questo e’ anche uno dei motivi che la rende pericolosa: le abitudini contratte in questa fase della vita possono perdurare a lungo, con il rischio di sviluppare una dipendenza cronica.

alcol-e-giovani“Paradossalmente, la relativa saltuarieta’ del comportamento legato alle abbuffate alcoliche e’ un aspetto che puo’ aumentarne la pericolosita’. Perche’, dato l’uso non quotidiano – ma eccessivo – di alcol, i giovani tendono ad autogiustificare il proprio atteggiamento, considerandolo, appunto, occasionale e di poco conto. Tendenzialmente, l’abuso di alcol si concentra nei fine settimana e nei contesti di svago (discoteche, feste, pub e simili), ma benche’ non sia un consumo regolare puo’ comunque diventare cronico col tempo.

Anche se socialmente accettato e di fatto parte della cultura occidentale- scrivono gli psicologi dell’Emilia Romagna- ricoprendo una funzione di socializzazione e di celebrazione di molte cerimonie sociali, l’alcol resta una droga, con un effetto psicoattivo che puo’ provocare assuefazione e dipendenza. Inoltre, anche senza degenerare in alcolismo vero e proprio, l’Heavy Episodic Drinking ripetuto puo’ avere comunque conseguenze psicologiche e sociali. Lo stato di alterazione portato da un’abbuffata alcolica puo’ causare una difficolta’ nel gestire gli impulsi e le relazioni affettive, familiari e sessuali.

Ansia e tendenza alla depressione e all’aggressivita’ sono alcuni possibili sintomi: diviene difficile governare la rabbia.

I problemi aumentano dove ci siano particolari situazioni di fragilita’, con una condizione psicopatologica preesistente che puo’ peggiorare se le viene affiancato l’alcol. Il desiderio di apparire piu’ adulto- proseguono- come con le sigarette, e’ spesso uno dei motivi che spinge un adolescente all’abuso di alcol, nel tentativo di tamponare l’angoscia che deriva da una ancora acerba identita’ che richiede tempi lunghi per essere raggiunta. Al contempo, c’e’ un elemento di trasgressione, di ricerca di indipendenza come strumento per il rafforzamento dell’identita’ personale.

In questo ha un peso notevole il bisogno di accettazione da parte dei propri pari: un comportamento e’ evidentemente piu’ affascinante se permette di essere riconosciuto dal gruppo dei coetanei. A queste bisogna anche aggiungere le situazioni di malessere soggettivo come le difficolta’ psicologiche a relazionarsi con gli altri, la paura di non essere all’altezza delle aspettative, la noia, la sensazione cronica di vuoto, l’angoscia dell’isolamento e tutte le altre problematiche che possono portare all’alcol come facile – e illusoria – via d’uscita”.

La prevenzione all’abuso di alcol si puo’ effettuare “rinforzando le difese naturali dei ragazzi, la loro resilienza, l’autostima e la capacita’ di autoregolazione, per capire quando e’ il momento di fermarsi. Per modificare gli atteggiamenti e i comportamenti dei giovani non e’ sufficiente la sola sensibilizzazione sull’argomento. È fondamentale trasmettere abilita’ relazionali e sociali, con modalita’ di apprendimento interattivo e cooperativo. Una delle risposte a questo e altri disagi giovanili e’ l’inclusione: lo sviluppo di attivita’ cooperative e partecipative, nella scuola e negli altri luoghi di aggregazione, non solo e’ uno degli antidoti migliori alla solitudine, che spesso nasce dalle difficolta’ relazionali- concludono- ma anche e’ un importante fattore che consente la costruzione di una identita’ matura”. (Wel/ Dire)

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