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Oltre 3 milioni di persone soffrono di acufene, l’esperto: “Può essere trattato”

Oltre 3 milioni di persone soffrono di acufene, l’esperto: “Può essere trattato”

Oltre 3 milioni di persone soffrono di acufene, l’esperto: “Può essere trattato”
| martedì 14 Febbraio 2017

L’acufene è una sensazione sonora che viene percepita all’interno di un orecchio (o entrambi) oppure nella testa in assenza di uno stimolo uditivo esterno. Si manifesta sotto varie forme (dal ronzio al fischio, dal fruscio al sibilo, fino a un insieme di suoni complessi) e il rumore può essere di tipo continuo (quindi presente nell’arco di tutta la giornata) o intermittente, con variazione di volume e frequenza. Le cause possono essere molteplici e a volte transitorie.

acufene4A soffrirne è il 10% della popolazione mondiale, mentre in Europa il 10% ne è colpito in modo severo. Quanto all’Italia, secondo un recente studio epidemiologico, sono più di 3 milioni gli adulti colpiti da acufene, di cui più di 600mila in modo invalidante. Per saperne di più l’agenzia Dire ha intervistato la dottoressa Alessandra Fioretti, otorinolaringoiatra e audiologa, responsabile scientifico del Tinnitus Center di Roma.

– Quali sono le cause dell’acufene?

“Le possibili cause sono moltissime, ma spesso c’è una diretta correlazione con una improvvisa perdita di udito, cause infiammatorie croniche, farmaci ototossici ed esposizione al rumore. L’acufene può inoltre essere associato a problemi di pressione arteriosa, diabete, disturbi della circolazione o disturbi di tipo vertiginoso, ma può presentarsi anche associato a disturbi di cervicale o a problemi di articolazione della mandibola”.

– E’ sempre possibile intervenire?

“L’acufene può essere trattato quando viene identificata una chiara causa. In caso di acufene e perdita improvvisa dell’udito, escluso un tappo di cerume, bisogna intervenire tempestivamente. Ci sono poi casi collegati a forme di otite catarrale o stenosi tubarica che possono essere trattati con terapie efficaci in grado di risolvere il problema; in altri casi (per esempio collegati a otosclerosi) si può intervenire chirurgicamente, mentre laddove non ci sia un’indicazione diretta a un intervento o ad una terapia, ci sono possibilità alternative come la ‘Tinnitus retraining therapy’ o altre terapie di sostegno anche psicologico. Spesso, infatti, chi soffre di acufene ha problemi anche di ansia, depressione e disturbi del sonno“.

– Si può ridurre il disturbo?

“Sì, si può ridurre. Diciamo che nella maggior parte dei casi l’acufene ha un impatto iniziale importante dal punto di vista psicologico perché può essere percepito in maniera molto alta, ma può anche gradualmente andare incontro ad una riduzione con l’opportuno trattamento. Laddove invece non ci sia questa riduzione (acufene cronico), si possono effettuare terapie di supporto per cercare di spostare l’attenzione dall’acufene, anziché fissarla sul disturbo”.

– A chi deve rivolgersi chi soffre di acufene?

“Il percorso naturale dovrebbe prevedere un primo approccio con il medico di base ma è bene rivolgersi il prima possibile ad un otorino o ad un audiologo per una valutazione completa dell’udito; quindi successivamente si potrà andare ad approfondire con altri specialisti. Come ho già detto, possono esserci problemi di cervicale collegati all’acufene e in quel caso è opportuno un approfondimento dal punto di vista fisiatrico; oppure problemi all’articolazione temporo-mandibolare da approfondire con uno gnatologo; se l’acufene è invece collegato a problemi metabolici occorre verificare dal punto di vista endocrinologico se ci sono possibili patologie da trattare”.

– Spesso chi soffre di acufene va incontro a depressione perché il disturbo può incidere negativamente sulla qualità della vita…

“È così: l’ansia e la depressione possono essere precedenti o conseguenti all’acufene. Al Tinnitus Center, per esempio, abbiamo rilevato che questo aspetto è molto importante nel percorso diagnostico-terapeutico. Infatti in Italia, come nel resto del mondo, esistono centri specializzati multidisciplinari che aiutano il paziente a 360 gradi.”.

– L’acufene è un disturbo da non sottovalutare, ma spesso a farlo sono i medici stessi. Perché secondo lei?

“Questo accade perché l’acufene è considerato un disturbo non identificabile, non essendoci al momento un esame oggettivo che lo rileva. Mancano poi linee guida che indichino al paziente il giusto percorso diagnostico-terapeutico da seguire. Fortunatamente uno degli obiettivi del progetto europeo ‘Cost Tinnet’, di cui faccio parte, è proprio quello di arrivare a definire queste linee guida europee entro il 2018″.

– Qual è l’appello che gli esperti e le associazioni di pazienti che si occupano di acufene vogliono lanciare?

“L’appello è sicuramente quello di sensibilizzare soprattutto i medici di base che, al primo contatto col sintomo, dovrebbero indirizzare il paziente verso gli specialisti, anziché scoraggiarlo con frasi disfattiste come ‘non c’è nulla da fare’, che i pazienti riferiscono spesso. La prima cosa da fare è dunque far conoscere il più possibile il disturbo, le sue peculiarità e non sottovalutarne tutte le sfaccettature. Ai pazienti, invece, diciamo di condividere le loro esperienze tramite le associazioni ed evitare automedicazioni dedotte da internet, facendo invece riferimento agli esperti”.

– In America la ricerca sull’acufene è finanziata dal ministero della Difesa perché di questo disturbo soffrono molti reduci di guerra. Intanto in Italia professionisti e associazioni si sono battuti per far inserire l’acufene nei Lea (Livelli essenziali di assistenza)…

“Aspettiamo i Lea in Gazzetta ufficiale per vedere quale sarà il percorso dedicato all’acufene. Sicuramente quello sarà un punto di riferimento importante da cui ripartire per lavorare tutti insieme, specialisti e associazioni di pazienti”.

DIRE

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