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Shopping compulsivo: cause e rimedi

Shopping compulsivo: cause e rimedi

Shopping compulsivo: cause e rimedi
| venerdì 20 Gennaio 2017

shopping-mall-522619_960_720Giorni di saldi e per molti impazza la «febbre da shopping». La voglia matta di non lasciarsi sfuggire un’occasione non è però sempre innocua. Anzi per alcuni, specialmente le donne, può essere una vera propria patologia, chiamata emblematicamente «shopping compulsivo». Si tratta di una malattia, descritta per la prima volta a inizio ‘900 ed oggi è ancora oggetto di studio. «All’origine del problema c’è un costante bisogno di gratificazione emotiva, riversata nell’acquisto spasmodico», spiega lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano.
CHI SOFFRE DI SHOPPING COMPULSIVO NON RIESCE A NON COMPRARE
Il sintomo principale di questa patologia legata allo shopping è l’incapacità di scegliere di non acquistare. «Quindi le persone che soffrono di tale disagio un po’ come gli alcolisti, un po’ come i giocatori d’azzardo, non possono fare a meno di comprare», sottolinea Cucchi. «Seppur reputino il comportamento del tutto disfunzionale – continua – alla fine non riescono a sottrarsi. Il meccanismo che lega tutti noi allo shopping compulsivo, ovvero quello patologico, è la gratificazione emotiva di cui abbiamo bisogno costantemente, appagamento che può derivare anche da varie forme di coccole, fra cui il cibo, l’acquisto di un vestito o di un oggetto per cui sviluppiamo il desiderio che poi appunto soddisfiamo».

La cosa in sé è fisiologica, normale, fino a che si riesce a mantenere il controllo, o meglio la facoltà di scegliere. «Quando le nostre giornate vengono scandite dall’acquisto come unica forma di gratificazione a quel punto è evidente il problema», dice Cucchi.

DISTURBO SUBDOLO: DIVENTA EVIDENTE SOLO QUANDO LASCIA “AL VERDE”
Sullo shopping compulsivo esiste una vasta letteratura scientifica, dove gli esperti legano questo problema ad altri disturbi, fra cui il disturbo ossessivo compulsivo e le dipendenze tradizionali. Tuttavia, non è subito riconoscibile.

«E’ un disturbo subdolo – spiega lo psichiatra – perché spesso non ci rendiamo conto che sta incalzando nella nostra vita, non paghiamo un prezzo fino a che non ci mette in difficoltà economiche serie. E’ invece evidente il problema emotivo anche molto prima del problema economico: manca la felicità la soddisfazione, si vive in apnea fra regole e aspettative sociali, sono persone con un forte senso di precarietà e di sfiducia in sé».

ECCO ALCUNI CONSIGLI CONTRO LO SHOPPING COMPULSIVO
Ci sono però dei piccoli suggerimenti che si possono seguire per evitare di lasciarsi sopraffare dallo «shopping compulsivo» e vivere il più serenamente possibile questo periodo di saldi. Il primo è quello di «godersi i piccoli momenti», dice Cucchi. «Imparare a gratificarsi sempre nelle giornate, concedendosi piccole coccole in varie forme, ci aiuterà a ritrovare un equilibrio con una parte di noi che esiste e va rispettata e, soprattutto, ascoltata», aggiunge lo psichiatra. Il secondo suggerimento è decisamente «marzulliano»: «Facciamoci una domanda e diamoci una risposta».

Secondo Cucchi, bisognerebbe quindi porsi sempre la domanda «Le cose che faccio e che mi pesano potrei farle diversamente?» o «E’ proprio quello che voglio o è qualcosa che sto subendo?» Precisa lo psichiatra: «Abbiamo sempre una alternativa e spesso ci costringiamo a fare cose che alla fine non ci rendono felici».  Inoltre, è sempre importante piacersi. «Dobbiamo imparare a piacerci – suggerisce Cucchi – non siamo perfetti e spesso le nostre aspettative devono essere viste come opportunità e non come esami da centrare, come stimoli alla crescita, non sentiamoci sbagliati perché non otteniamo ciò che gli status sociali ci impongono. Apprezziamoci anche con i nostri difetti».

Infine, è bene affrontare le paure. «Non evitiamo le nostre paure – sottolinea lo psichiatra – ma guardiamole dritte negli occhi: questo ci farà sentire molto più forti. Non cadiamo nella tentazione di mentire a noi stessi nascondendoci le nostre fragilità, sarebbe solo l’ennesimo autogol».

Fonte: VALENTINA ARCOVIO La Stampa.it

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