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«Chi è Marco?», il cortometraggio che spezza l’indifferenza sull’Alzheimer

«Chi è Marco?», il cortometraggio che spezza l’indifferenza sull’Alzheimer

«Chi è Marco?», il cortometraggio che spezza l’indifferenza sull’Alzheimer
| lunedì 4 Marzo 2019
La malattia di Alzheimer (Alzheimer’s Disease: AD) è una patologia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il cervello. Nell’anziano, rappresenta la più comune forma di demenza, intesa come una progressiva perdita delle funzioni cognitive.

Il morbo di Alzheimer influisce, infatti, sulle capacità di una persona di portare a termine le più semplici attività quotidiane, andando a colpire aree cerebrali che controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la parola. L’esordio della malattia è spesso subdolo e sottovalutato. Con il suo progredire, però, l’individuo ha difficoltà a svolgere le normali funzioni quotidiane, dimentica facilmente (in particolare eventi recenti e nomi di persone), sviluppa difficoltà di linguaggio, tende a perdersi e può anche mostrare disturbi comportamentali.

Per sensibilizzare i cittadini e per raccontare la malattia “invisibile”, il Gruppo Korian, leader europeo nei servizi per l’ invecchiamento di qualità, ha realizzato il cortometraggio “Chi è Marco”? Un racconto a forte impatto emotivo che vede protagonista un uomo nella fase avanzata della malattia. Il protagonista viene ritratto nella sua quotidianità per rivelare tutta la potenza invalidante della malattia, che gli rende impossibile persino ricordarsi chi è Marco, suo figlio. In un’ incalzante sequenza di domande e risposte, sua moglie gli spiega con pazienza chi è Marco, sentendosi poi riformulare la stessa identica domanda a distanza di pochi secondi.

 

 

Un dialogo veloce, sincopato, che evidenzia il declino implacabile della memoria del protagonista in tutta la sua crudezza, per stemperarsi, infine, in un lungo abbraccio fra i due coniugi. «L’ Alzheimer è una malattia inesorabile, invalidante, che divora lentamente la memoria e l’ identità della persona e dei suoi affetti», spiega Aladar Bruno Ianes, Direttore Medico di Korian Italia. «Ecco perché applicare delle terapie non farmacologiche da parte di personale specificatamente formato e la partecipazione a tale processo di familiari e caregiver assume un ruolo fondamentale nel mantenere le abilità funzionali e cognitive residue del paziente per migliorarne la qualità della vita».

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