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Lettera aperta a Lorenzin di un giovane infermiere: “Ministro, ci ascolti”

Lettera aperta a Lorenzin di un giovane infermiere: “Ministro, ci ascolti”

Lettera aperta a Lorenzin di un giovane infermiere: “Ministro, ci ascolti”
| sabato 13 Febbraio 2016

“Sono un giovane infermiere, figlio del blocco del turnover. Quel blocco che sta strangolando il sistema sanitario Nazionale fin dalle sue fondamenta e i professionisti che lo compongono. Stiamo aspettando che il ministero che lei rappresenta ci renda giustizia, anzi ci renda un lavoro che ci permetta di mantener fede al giuramento fatto ai cittadini”. E’ questa, in sintesi, la richiesta che un giovane infermiere, Francesco Scerbo, ha messo nero su bianco in una lettera aperta inviata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin (allegata).

Scerbo, partecipando al talk show televisivo Ballarò martedì 9 febbraio, dove Lorenzin ha annunciato un possibile tesoretto di 1,5 miliardi nel 2017 per la sanità, da dedicare probabilmente anche alla carenza di personale, sottolinea al ministro  che la situazione occupazionale di questi ultimi anni fa finta di non vedere che “c’è un pezzo d’Italia che sta andando via, non per scelta ma per esigenza. Ormai – scrive – sono migliaia i miei coetanei e colleghi che, portandosi dietro emozioni e dubbi, paure e aspettative, partono con un biglietto di solo andata”.

“Gli infermieri Italiani vanno a Londra, Monaco o altrove – si legge nella lettera –  perché in Italia non c’è lavoro. Gli infermieri italiani neolaureati vanno a Londra perché in Italia, dentro gli ospedali, quelli che ci stanno, effettuano turnazione h24 con l’età media ormai a 56 anni”.

“Stiamo aspettando tutti fiduciosi che le Sue parole abbiano seguito e siano tramutate in stabilizzazioni e concorsi”, scrive Scerbo, che conclude  sottolineando di essere nonostante tutto “ancora innamorato della professione” e chiede al ministro la disponibilità a incontrare i giovani infermieri per “comprendere meglio dalla loro voce il disagio che sentono per rispettare ciò in cui credono e la preoccupazione di non poter avere la serenità di assistere come la professione richiede“.

 

Fonte: FNC IPASVI

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